I contributi a fondo perduto sono probabilmente la forma di finanza agevolata più conosciuta e apprezzata dalle imprese. Si tratta di un’erogazione monetaria non soggetta in alcun modo ad un obbligo di restituzione. I contributi a fondo perduto sono generalmente (ma non per forza) concessi a fronte della presentazione di un progetto specifico, sotto forma di contributo in percentuale rispetto al totale delle spese presentate nella domanda.
Un piccolo esempio: la tua impresa partecipa ad un bando che eroga somme a fondo perduto per il 40% del totale dei progetti presentati. Se il progetto prevede un costo complessivo di 100.000 €, questo significa che ti verrà erogata una somma pari a 40.000 €, e non dovrai restituirla.
Ci sono delle condizioni, in quanto dovrai attenerti al piano presentato, oppure anticipare le spese, che poi verranno rimborsate: ne parliamo più approfonditamente sul nostro articolo in merito alla rendicontazione.
La finanza agevolata favorisce in genere la competitività e l’innovazione delle imprese, perché esse sono considerate gli attori-chiave del sistema economico, in quanto la loro crescita implica l’aumento dell’occupazione e quindi l’aumento del livello di benessere generale della società.
Gli incentivi concessi a livello europeo compongono una fitta rete di aiuti, che privilegiano spesso le piccole e medie imprese. Questo significa che anche una piccola realtà, accedendo a diversi bandi e pianificando i suoi investimenti, può ottenere agevolazioni con le quali innovarsi e sostenere la propria crescita.
Gli aiuti concessi dalle autorità pubbliche possono essere di varia natura, ed in questo articolo vogliamo elencare le tipologie più diffuse per capire, al di là delle definizioni, quale sia il potenziale valore che la finanza agevolata può portare in una azienda.
All’interno della categoria dei contributi in conto capitale, rientrano anche i contributi in conto impianti. Si tratta dunque di una forma di contributo non soggetto a restituzione, ma in questo caso concesso specificamente per l’acquisto di beni ammortizzabili, strumentali alle attività dell’impresa. I contributi sono cioè erogati per acquisire, realizzare o ammodernare mezzi produttivi “a lungo ciclo di utilizzo” come, ad esempio, macchinari o impianti tecnici.
Anche in questo caso le somme ricevute non sono soggette a vincolo di restituzione, ma la loro erogazione avviene solitamente solo dietro presentazione di una rendicontazione che dimostri il reale sostenimento dei costi dichiarati e che provi l’acquisto dei beni pluriennali.
I contributi in conto esercizio rappresentano anch’essi una forma di contributo a fondo perduto, concessa specificamente per coprire i costi operativi dell’impresa e finanziare le esigenze legate alla sua attività operativa quotidiana. Rientrano tra i costi ammissibili dei contributi in conto esercizio, per esempio, quelli per il personale. Questa forma di contributo, pertanto, non copre spese connesse all’acquisto di beni ammortizzabili, per i quali esistono i già citati contributi in conto impianti. Quelli in conto esercizio possono essere però utilizzati anche per integrare i ricavi dell’impresa qualora si verifichino situazioni contingenti che incidano negativamente sull’attività produttiva.
È una forma di contributo a fondo perduto che diminuiscono o eliminano i costi di interesse di un finanziamento concesso a fronte di un programma di investimenti.
Talvolta il contributo in conto interessi viene erogato come ulteriore agevolazione rispetto a un finanziamento agevolato (di cui parleremo tra poco), per assicurare all’impresa un vantaggio ancora maggiore.
Per esempio, se l’impresa ottiene un contributo in conto interessi pari a 5.000 € su un finanziamento, l’effettivo costo per gli interessi sarà dato dalla differenza tra i 5.000 € coperti dal contributo e l’importo totale degli interessi calcolati sul finanziamento.
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